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PROFESSIONE REPORTER/7 – Kiev e il reportage nella centrale nucleare di Chernobyl

Chernobyl Nuclear Power Plant V.I. Lenin, the main entrance of the RBMK reactor number 4. [© Enzo Signorelli photographer]

Sono andato a Kiev nel 2001, quindici anni dopo il disastro nucleare di Chernobyl. Ho scattato poche fotografie nella capitale che si stava preparando ad un grande evento storico: il viaggio apostolico di papa Giovanni Paolo II in Ucraina. Il papa polacco sarebbe atterrato all’aeroporto di Kiev il 23 giugno, in tempi molto lontani dalle distruzioni di oggi. Arrivato in città aspettavo i permessi necessari a varcare la Zona di Esclusione, un cerchio di 30 km di diametro attorno alla centrale nucleare di Chernobyl, presidiato dall’esercito, dove nessuno può entrare senza autorizzazione, e soprattutto uscire. Sarei andato nella centrale “Lenin” vicinissimo al reattore nucleare RBMK n. 4, esploso alle ore 1:23:45 AM del 26 aprile 1986 con le conseguenze che conosciamo bene. Nel 2001 il reattore distrutto era protetto da un sarcofago che dava preoccupanti segni di cedimento strutturale. Già da tempo si parlava di dover costruire un secondo, più grande shelter in cemento armato per inglobare definitivamente il reattore e il suo vecchio sarcofago.

Chernobyl Nuclear Power Plant V.I. Lenin – The RBMK reactor number 4 enclosed in its old, concrete sarcophagus. [© Enzo Signorelli photographer]

Il giorno dopo, grazie a un permesso speciale molto difficile da ottenere, con un dosimetro Roentgen addosso sarei entrato per poche ore a Pripyat, la città fantasma, abbandonata frettolosamente in seguito alla contaminazione radioattiva seguita all’esplosione nella centrale nucleare, distante appena 3 chilometri.

The gate of the 30 Km Exclusion Zone around Chernobyl and Pripyat, where officially nobody is allowed to live. [© Enzo Signorelli photographer]

Ho visto poche cose a Kiev, dove soggiornavo in un hotel piuttosto popolare in un quartiere tranquillo. Ricordo una città piena di verde, la gente cordiale, i locali frequentati dai giovani, la splendida cattedrale di Santa Sofia con le cupole d’oro, una birra bevuta con la nostra interprete e alcuni collaboratori tranquillamente sdraiati sull’erba in un parco, i palazzi del centro, un mercatino con alcune matrioske ironiche e divertenti, il museo del disastro nucleare, una tappa significativa del mio reportage. Ricordo che in hotel non c’era il portiere di notte, al suo posto si insediava una guardia armata che passava il tempo guardando in TV vecchi film in bianco e nero del periodo sovietico. Una sera rientrando dalla cena c’era Stalin (quello vero) che parlava dall’apparecchio televisivo…

Kiev (Ukraine) – Souvenir at the market. [© Enzo Signorelli photographer]

La città di Pripyat era circondata da una recinzione di filo spinato con delle postazioni di guardia sulle altane. All’ingresso un incredulo miliziano controllava i nostri documenti. Era un po’ confuso, non ricevevano visite da quelle parti ormai da molto tempo. Diverse troupe televisive non erano state ammesse all’interno del perimetro, non era facile documentare a Pripyat. Valentina, la nostra guida, un’ingegnere nucleare che lavorava nella centrale al tempo del disastro, aveva ottenuto un permesso d’ingresso valido per poche ore. Non si poteva rimanere a lungo in quell’area altamente contaminata. Valentina è una donna gentile e forte. Aveva sconfitto la leucemia dovuta alle radiazioni, aveva perduto il marito, ingegnere nucleare anche lui, deceduto poco tempo dopo il disastro nucleare. Aveva dovuto abbandonare la propria casa nel quartiere di Pripyat riservato ai dirigenti di alto livello. Viveva in un piccolo appartamento nei sobborghi di Kiev dove erano stati trasferiti molti degli sfollati. Valentina non svolgeva più il proprio mestiere di ingegnere, dirigeva un’organizzazione umanitaria no-profit per aiutare bambini nati nel periodo del disastro – i bambini di Chernobyl – quasi tutti affetti da disturbi fisici e psichici.

Kiev (Ukraine) – Children of Chernobyl’s drawings. [© Enzo Signorelli photographer]
Kiev (Ukraine) – Sergej is a victim of the disater of Chernobyl. He is disabled for he is got skeleton problems. [© Enzo Signorelli photographer]

Entrando a Pripyat Valentina era visibilmente emozionata. Siamo andati in quello che rimaneva del suo appartamento al piano terra, dotato di un giardino, un privilegio per pochi. Tra la tappezzeria strappata, gli oggetti sparsi sul pavimento e i mobili rimasti c’era ancora il suo pianoforte verticale. Tutto era ricoperto da una polvere sinistra. Ricordo perfettamente che si era avvicinata alla tastiera per suonare qualche accordo rimasto muto. Era assolutamente proibito toccare alcunché ma non ci sognammo di fermarla. Nessuno parlava ed io scattai due o tre fotografie, un po’ in disparte, senza usare il motore della fotocamera e trattenendo il respiro nel silenzio della casa. Ricordo il suo volto profondamente solcato dai ricordi che erano ritornati prepotentemente. Riuscì a trattenere le lacrime; qualcuno le prese la mano e tutti uscimmo all’esterno.

City of Pripyat – Valentina inside her house abandoned on 27 April 1986, following the Chernobyl Nuclear Power Plant explosion. [© Enzo Signorelli photographer]
The city of Pripyat, evacuated and abandoned on 27 April 1986, following the Chernobyl Nuclear Power Plant explosion. [© Enzo Signorelli photographer]

Ritornai a Milano piuttosto provato. Raccontavo ai colleghi che mi facevano domande in redazione che era stato come aver fatto un reportage di guerra. Non era così ovviamente, ma il nodo alla gola e la sensazione di smarrimento per quello che avevo visto mi accompagnarono per lungo tempo. Niente di paragonabile agli eventi terribili che stanno accadendo oggi in Ucraina. In questo momento la centrale di Chernobyl è sotto il controllo dei soldati russi. Speriamo che non venga in mente a qualcuno di aprire le porte del reattore n. 4, per dare un’occhiata…

© Enzo Signorelli per il testo e le fotografie

[Riproduzione riservata – Unauthorized reproduction prohibited]

The ghost city of Pripyat, evacuated and abandoned on 27 April 1986, following the Chernobyl Nuclear Power Plant explosion. [© Enzo Signorelli photographer]
Kiev (Ukraine) – The Chernobyl Museum. Two of the 600.000 “liquidators” sent in the Chernobyl Nuclear Power Plant to cleanup the radioactive debris on the roof of reactor number 4. [© Enzo Signorelli photographer]
Chernobyl Nuclear Power Plant V.I. Lenin, a window at the main entrance. [© Enzo Signorelli photographer]